L’infinito, l’eternità,
la morte, lo stesso Dio,
senza voi, o Muse,
resterebbero parole,
parole incomprese.
Ho lasciato le mani materne
E mi sono precipitato,
di gran corsa,
fino a qui.
Senza mai fermarmi,
senza mai girarmi.
Mamma, se puoi,
riprendimi per mano,
riprendi questa mano
vecchia e insicura.
4 novembre 1988
Coprite i miei occhi
come la mia anima
e non possa vederti.
Che mi resti di te
solo il ricordo
della tua bellezza
e della tua gioia di vivere.
Nè cuori trafitti nelle cortecce,
nè iniziali intrecciate sulla sabbia,
nè languidi sguardi e parole sdolcinate;
ma reciproca stima, tenaci sacrifici
e impegno costante per ideali e cause comuni
è stato il nostro amore profondo e duraturo.
E se nei crepuscoli invernali,
vedrete due alberi spogli, contorti, intrecciati,
ormai secchi,
ricordate che diedero
fiori e frutti e semi perenni.
Cinquant' anni dopo
Fummo amici da piccoli.
Grandi, veri amici. L'infanzia insieme,
con le lucertole, i grilli, le cicale, le lucciole.
Le lucciole !
I prati fioriti,
i campi di grano,
di papaveri, i pitosfori, la lavanda, i lupini.
I lupini !
Tutto ricordo, risento gli odori, i sapori e le voci.
Ma poi
strade diverse, per anni.
Ed ora, finalmente, ci siamo rivisti.
Vi ho ascoltato:
lo/Rolex, Io/Rolls Royce, Io/Hermés, Io/Chanel
Così, sopra pensiero, ho sussurrato:
"ho visto le lucciole ieri sera !"
E loro, ridendo,
stupiti,
mi hanno risposto:
" le lucciole? "
A MIA MOGLIE.
La mia memoria è come pietra,
nella quale ho scolpito solo
i giorni più belli della nostra vita:
come quando ti ho vista la prima volta
come quando ci giurammo eterno amore.
La mia mente è come argilla,
con la quale ho modellato
insieme a te, giorno per giorno,
la mia vita con te e per te.
E Tu sei come una visione e un sogno
che si sono concretizzati a poco a poco
in questo istante di quarantacinque anni.
A MIA MOGLIE. (2)
In queste giornate novembrine
i tiepidi raggi del sole nei precoci tramonti
sui caldi colori dell’autunno, come i miei ricordi
soavemente si posano sul tuo sorriso lontano,
come quelle tremule scaglie di mare che intravedo,
tra le dorate foglie rimaste,
dagli antichi veroni della mia amata dimora,
che mi protegge fin dalla primavera della mia vita,
quando anch’io muovevo i primi passi, tra gli
amorevoli sguardi dei miei genitori e nonni.
I tuoi capelli al vento,
il tuo sorriso distaccato,
l'arricciare il naso,
rivedo.
Le tue parole,
strane e dolci,
sussurate,
risento.
Ma tacqui.
e tu, non saprai mai
Quanto ti abbia amato.
Per questa mia disperata,
inutile, sofferta, persa,
lotta contro il tempo
non faccio che fare
migliaia di fotografie
che nessuno guarderà mai…
Scrivo migliaia di parole
che nessuno leggerà mai…
Faccio centinaia di “Giochi”
che mi sopravviveranno per ben poco…
Vince sempre lui…
Questo tempo maledetto.
Non è come la clessidra delle ore…
La clessidra della vita non si gira!!! …
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L’infinito, l’eternità…
E le Arti
per poterli almeno immaginare.
Le Poesie, le Musiche e le Opere d’Arte
Sono pietre preziose
Dell’uomo per l’uomo.
E i Poeti, i Musicisti e gli Artisti
Sono minatori delle anime per le anime.
.
GRAZIE PAPA'
Con l'esempio
mi hai insegnato
l'onestà, l'onore,
la dignità e l'ottimismo,
mi hai donato
la fede in Dio,
la gioia di vivere
e la fiducia in me stesso.
Poi, senza testamenti,
mi hai lasciato
il patrimonio più grande :
l'amore per tutto e tutti.
TESTAMENTO
No, no... amato Foscolo, "a egregie cose il forte animo accendono" i pensieri e le opere dei forti, non le urne! Non fiori, per favore, non lacrime, né bara, né tomba... per me. Piramidi e sarcofagi a che giovarono? Per ricordare un nome? E le vitree immaginette fotografiche o i freddi ritratti marmorei dovrebbero far ricordare vecchi volti, passate sembianze? Per quanto tempo? E a chi? No, miei cari! Né pietà, né tristezza. Se volete ricordarmi, ricordatemi vivo, pensante. Dimenticate il mio corpo, ripensate alle mie opere e leggete i miei versi... rivivete, con me, le mie impressioni, le mie sensazioni, i miei sentimenti, il mio amore per tutto e tutti. Continuate a dare voce a queste mie parole, altrimenti mute, come in un duraturo, eterno dialogo tra le nostre anime immortali - Omero, come Te, è ancora vivo in noi- che il buon Dio ci lascia, in attesa della resurrezione dei corpi.
In punta dei piedi
sei entrata nella mia vita,
dolcemente
hai accarezzato i miei ricordi,
soavemente
hai sfiorato
con le tue labbra
i miei sogni,
fortemente
hai stretto la mia vita
sostenendomi.
E giorno dopo giorno
mi hai accompagnato fino a qui.
Ora ci avviciniamo
insieme
all'ultimo traguardo
dopo averne superato tanti.
Sarà dolce, con te,
anche questa prova.
Ai miei figli.
"Sangue del mio sangue"
"Carne della mia carne"
"Pupille dei miei occhi"...
Frasi, forse, esagerate.
Forse.
ma provate ad avere un figlio,
a stringerlo al petto,
ad insegnargli a camminare
e a parlare
e, da grande,
a trepidare per le sue malattie,
per i suoi ritardi,
a sentirlo chiamare
con il vostro stesso cognome,
vederlo così uguale,
ascoltarlo attentamente,
giorno dopo giorno,
mentre prende, nella vita,
il vostro posto.
Quando, spento l’ultimo lampadario,
il buio avvolgente ridona al salone
il ritmo giornaliero
e tutto perde contorno e identità,
mi sembra di vedervi più veri,
vivi,
e sento un’impossibile mormorio.
Rivedo voi e gli affreschi del soffitto
Con gli occhi della memoria
ed insieme a voi ricordo
le prosperose dee
che esaltano le glorie degli antichi avi comuni.
Quante volte, bambini, abbiamo ascoltato
le compiaciute spiegazioni
dei genitori di turno:
“Guardate… sappiate… vi sia d’esempio…”.
Stesse parole, di generazione in generazione,
perché le antiche glorie
non perdano significato e valore.
E’ questo il compiaciuto mormorio
che amo ascoltare,
che fa rivivere questo salone
di antenati, di storie e di ricordi.
E voi che verrete, non lasciate che,
del passato,
resti solo un freddo ricordo,
senz’anima, senza sentimenti,
senza mormorii.
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